Testi

Alcune immagini della pratica del sensibile

Produzione del sensibile: “il nouage”.

La pratica del sensibile è innanzi tutto la capacità di produrlo. Produrre il sensibile è la funzione di ciò che ho chiamato “nouage”. 

Il legame che stabiliamo con il mondo circostante e che il mondo stabilisce con noi, questo intreccio fatto di dono reciproco è il nouage. L’agenziamento di questa transizione viene operata in modo nitido, una vera e propria rottura con i modi precedenti. Nonostante siamo noi a produrre il sensibile, in un certo senso è senza di noi che avviene. C’è in questo gesto nitido un effetto di soffio potente che spazza via gli stati d’essere precedenti e che letteralmente ci posa qui e ora. Siamo quindi in un contatto condiviso, dove gli elementi incontrati diventano accessibili, sia quelli del paesaggio circostante che quelli delle persone presenti. Il mondo è alla nostra portata e noi siamo alla sua portata. Diventiamo testimoni di ciò che sta interagendo. L’albero che contatto diventa presente, divento presente per lui, posso confermarne l’esistenza e al contempo sentirlo. Allo stesso modo l’albero è in grado di confermare che esisto e di sentire ciò che mi anima. 

È attraverso il nouage che si produce il sensibile. La connessione si stabilisce con l’altro e con il mondo circostante, le presenze diventano allora effettive. Freschezza del presente che risuona in noi e ravviva i nostri sensi. Diventiamo di nuovo ciò che siamo: relazione delle parti di noi stessi con il mondo e del mondo con tutto ciò che ci compone.

Muoverci nel cuore dell’intenso

E adesso, possiamo muoverci in questo spazio vivo fatto di nuances. Uno spazio vivo quasi senza forme, ma intenso e dinamico. Qui ogni nostra azione è avvolta da qualità ineffabili: potenza, dolcezza e da un profondo sentimento di esistere.  C’è anche eleganza, un’eleganza funzionale. Uno stato di grazia? Sì, forse, quando si impone da sé stesso. Non possiamo afferrarlo, questa è la sua natura, tanto meno programmarlo, tutt’al più evocarlo. Il nouage è uno degli strumenti che ci permette di produrlo, di risuonare con esso e di rigenerarlo quando necessario.

Il concetto di organo intensivo

Ciascuno dei nostri atti specifici è caratterizzato dalla produzione di una funzione che ho chiamato organo intensivo. È caratterizzato da una informazione, una forma, una rugosità che appare al centro di questo spazio intenso e liscio, è l’organo intensivo col suo modo di essere agente, del tutto singolare. 

Quando siamo del tutto presi da quello che stiamo facendo, letteralmente in atto, questo organo viene prodotto per una funzione specifica. Allo stesso modo nel gesto del vasaio c’è l’azione dell’organo intensivo vasaio che comprende una sensorialità, disposizioni di spirito e una fisiologia propria. C’è qua, sul piano d’immanenza, un intero apparato all’opera. E’ questo che fa la sua competenza con l’argilla. Il suo essere a proprio agio deriva dal fatto che il gesto passa per vie non accessibili al controllo cosciente. Lui è agito: è efficace e bello. 

I nostri modi di essere sono in crisi

Come mai ciò che succede al vasaio non è ripetibile per tutti, in ogni momento di tutti i giorni? 

Perché i nostri modi di essere e di stare al mondo sono in crisi. Il vivere sembra stabilizzarsi a distanza dai flussi del vivo, la voglia di vivere e il gusto di vivere appassiscono. Peggio ancora, questi modi stanno diventando una norma. L’albero che sto guardando rimane lontano, è un oggetto tra tanti e le interazioni sono sotto controllo. Ugualmente nelle nostre relazioni sociali, l’altro, gli altri diventano oggetti della nostra vita. Il mondo si riduce a forme. Queste sbattono le une contro le altre e necessitano di controllo, il sensibile è fuori portata, la vita è senza grazia e si perde.

La clinica e la cura

Il primo gesto di cura sarà quello di rianimare il sensibile, in modo da uscire da questo stato di crisi. Solo allora potremo agire nel cuore di queste intensità. I nostri strumenti saranno modellati nel modo organo intensivo, le informazioni saranno disposte, in questo spazio l’intenso sarà in grado di agire. Noi testimoni attivi contempleremo ciò che accade e lo accompagneremo attraverso la via dei “ressentis”. 

Oh, come il nostro vocabolario è povero quando si tratta di nominare le impressioni sensibili!  

Ma comunque, l’intenso sta agendo. A poco a poco saremo più capaci di farne l’esperienza, e, come fa il poeta, a distinguerle e a metterle in parole.

E la forma del corpo?

La forma del corpo non appare, non si fa sentire, a meno di evocarla o che appariscano alterazioni funzionali. Così, diventa accessibile per il tempo dei riaggiustamenti necessari per poi essere reintegrata in uno stato di trasparenza funzionale. Andando, noi non muoviamo le gambe, andiamo! 

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